C’era una volta il lago che ossigenava la sua acqua con il rimescolamento delle temperature. Il cambiamento climatico ha interrotto questo processo millenario.
Il lago Maggiore (e quello d’Orta) era diviso in gli strati termici (epilimnio, metalimnio, ipolimnio) dove l’acqua presentava differenze di gradi anche molto marcate. In estate, fino a 4-5 metri l’acqua era sicuramente superiore ai 4 gradi mentre, sotto, fino a circa 8-10 metri, c’era una linea precisa dove scendeva a 4 gradi. In inverno accadeva il processo inverso: nello strato superficiale (epilimnio) l’acqua scendeva sotto i 4 gradi, mentre nello strato sotto gli 8-10 metri stava sui 4 gradi, più o meno.
In primavera e in autunno con l’aumento e la diminuzione della temperatura dell’aria e con l’azione dei venti, gli strati si mescolavano portando l’ossigeno della superficie verso il fondo del lago.
Ma da almeno 40 anni il rimescolamento non avviene più.
Gli studi sulle temperature e sulla concentrazione di ossigeno nei vari strati del lago Maggiore partono dai primi anni ’60 e confermano che l’acqua immagazzina calore senza rilasciarlo completamente nei mesi invernali, sempre più caldi.
L'Istituto di ricerca sulle acque (IRSA) del CNR di Pallanza svolge queste ricerche insieme alle campagne limnologiche finanziate dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Acque Italo-Svizzere.
Già nel 2011, la Commissione ha constatato che “l’omogeneizzazione delle acque per moti convettivi è risultata incompleta. Quest’ultimo evento ormai è divenuto per il lago Maggiore più l’eccezione che la regola. Questo è dovuto al fatto, ormai ampiamente confermato a livello mondiale, che negli ultimi decenni si è verificata la tendenza ad un accumulo di calore nelle acque dei grandi laghi tale da impedire la loro circolazione completa”. Dati di questi ultimi giorni confermano il blocco del rimescolamento termico e la conseguente scarsa ossigenazione degli strati oltre i 100 metri massimi di profondità. Sono recenti le pubblicazioni sulle riviste Nature e Nature Climate Change di due articoli su studi condotti da un team internazionale nell’ambito del network collaborativo GLEON (Global Lake Observatory Network). Tra i siti di studio è presente anche il Lago Maggiore, sito di ricerca delle Reti LTER Italia e LTER Europe.
Inverni più caldi e meno ventosi, estati caldissime, limitano la produzione o il limitare della produzione dell’energia necessaria ad indurre moti convettivi dalla superficie al fondo del lago. Se non si raffredda notevolmente la temperatura dell’aria invernale e mancano i giorni di tramontana, gli strati restano quelli estivi con un limitato mescolamento verticale. “Non si hanno inserimenti di acqua di origine litorale nell’ipolimnio profondo – osservano i ricercatori già nel 2011 - così come si era verificato in passato e le isolinee si mantengono all’incirca allo stesso livello per tutto l’anno a dimostrazione che l’ossigenazione per moti convettivi si è limitata entro i livelli superficiali”.