Lo strato di plancton si trova con l'ecoscandaglio

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Lo strato di plancton si trova con l'ecoscandaglio

Come fare per capire a che profondità si deve pescare? Come si fa a capire dove si trovano i banchi di plancton?

Un tempo si usava l’esperienza, oggi bisogna sapere usare anche l’ecoscandaglio.

L’ecoscandaglio è un sonar che lancia onde sonore dalla barca verso la profondità del lago. Ogni oggetto colpito dalle onde sonore le riflette generando impulsi di ritorno che vengono catturati dall’ecoscandaglio. L’apparecchio valuta l’intensità degli impulsi di ritorno determinando la dimensione, la distanza dell’oggetto e quindi la profondità.

L’ecoscandaglio è uno strumento che individua i banchi di pesce, ma questa funzione è utile soprattutto nella pesca con la canna, la pesca dilettantistica. In quel caso, si “vedono” i pesci e si cala la lenza in quel momento sperando che abbocchino. Per la pesca con le reti sarebbe molto difficile calare le reti sui pesci a una profondità di 20-30 metri e oltre e sperare che qualcuno resti impigliato.

Le barche da pesca del lago Maggiore usano l’ecoscandaglio non tanto per individuare i pesci ma per capire a che profondità si trova lo strato di plancton. Una volta individuato il plancton si calano le reti a quelle profondità sperando che, durante la notte, vadano alla deriva insieme al plancton e sperando che i pesci che si staranno rimpinzando di questi minuscoli organismi trovino le reti sul loro passaggio. Non è quindi la rete che va al pesce, ma il contrario.

Nel monitor dell’ecoscandaglio il banco di plancton appare fitto come una barriera. Lo spessore parte da un piano preciso: dal momento che scriviamo nel mese di maggio questo piano è a circa 25 metri. Sopra il banco l’ecoscandaglio non segnale nulla se non qualche pesce che si sta dirigendo verso il plancton. Sotto il 25 metri, lo strato è dapprima molto compatto, poi, via via diventa sempre più rarefatto, fino a circa 40 metri, dove scompare. Il plancton, infatti, sta esattamente nel punto di profondità dove c’è lo sbalzo termico, dove la temperatura cala di colpo. Non importa tanto quale sia la temperatura, l’importante è che a quella profondità non sia troppo fredda o troppo calda, che l’acqua sia ancora discretamente ossigenata, che il rimescolamento degli strati termici del lago porti i nutrienti in quella zona, che filtri ancora la luce e che, quindi, si sviluppino le microalghe e cianobatteri che sono in grado di produrre anergia dagli oligoelementi disciolti nell’acqua e dalla luce. Questo fitoplancton sarà così seguito dalla massa di zooplancton che se ne nutre.

Tutta insieme, questa massa microscopica sospesa nell’acqua crea, appunto, una barriera rilevata dall’ecoscandaglio.

In mezzo a questi banchi di minuscoli puntini alla base della catena alimentare del lago, ci sono i pesci che se ne nutrono (in particolare i coregoni e gli agoni) e, dietro questi, i predatori di media tagli (persici, cavedani) e quelli ai vertici della piramide alimentare (siluri, trote, lucci, lucioperca).

Insomma i pesci stanno tra i 25 e i 40 metri. Ma dove esattamente? Il pescatore deve indovinare la profondità in cui, con la maggiore densità di plancton c’è anche la maggiore densità di pesce. Deve poi ragionare sulle correnti che spostano le reti, sul comportamento delle specie che vuole pescare, sulla presenza di elementi di disturbo come eventi climatici, passaggio di motonavi, presenza di predatori. Insomma, si calano le reti nella fascia indicata dall’ecoscandaglio ma poi si provano notte dopo notte le profondità esatte che sono più redditizie e da lì non ci si muove almeno per qualche giorno, fino a quando la scarsità di pescato dirà che qualcosa sta cambiando. E si prova a nuove profondità: sempre più vicine alla superficie fino all’estate, quando si scende di nuovo.

Le reti sono tenute sospese da galleggianti alla profondità data dal pescatore che misura le corde a cui appenderle ai galleggianti. La profondità a cui pescano le corde che trattengono le reti si misura in “spazza” cioè in bracciate di circa 2 metri: se la rete inizia a pescare a 20 metri di profondità vuol dire che il pescatore ha calato le corde a 10 spazza.

La professionalità del pescatore è un mix di padronanza della tecnologia, esperienza e ascolto dei più esperti, capacità di osservazione e soprattutto grande conoscenza delle dinamiche ambientali e dei pesci.

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